Si dice che la tradizione del “sospeso” sia nata nel Dopoguerra, quando, a Napoli, nelle pizzerie dei Quartieri Spagnoli si concedeva ai clienti con poco denaro in tasca di saldare il conto a sette giorni. Una prassi che si è evoluta nell’usanza di pagare due caffè al bar, uno per sé e uno per chiunque venga dopo e non se lo possa permettere. Mentre fino a qualche anno fa, al di fuori del capoluogo campano, pochi lo facevano, oggi in tutta Italia sono decine i bar dove si può offrire una tazzina. Anzi, da strumento dell’economia del vicolo il “sospeso” è diventato quasi una moda. E, in alcuni casi, rappresenta anche una scelta di marketing per incentivare i consumi.
Starbucks in Cina, in accordo con l’app WeChat, sta provando a fare del sospeso un business (vedi foto copertina).
Qualche esempio? Giocandoci un po’ sopra, la compagnia di voli low cost Vueling ha attivato l’opzione “passeggero in sospeso”: il cliente usa i propri dati per prenotare il volo anche a nome di altri (al massimo dieci persone), e l’acquisto si completa entro 72 ore. Così chi ha trovato un volo a un super prezzo, può prenotare subito anche per gli amici; lo stesso vale per chi ha in programma un viaggio d’affari ma non sa ancora chi sarà l’accompagnatore… Un indubbio vantaggio per il cliente. E un bel guadagno per Vueling. Un altro esempio? Starbucks testa il “caffè sospeso” in Cina: grazie a un accordo con WeChat, il sistema di instant message, i clienti possono lasciare pagato un caffè per gli amici, che poi lo consumano in una qualunque delle caffetterie Starbucks. Iniziative di puro marketing, che poco hanno a che vedere con l’analisi che fa del “sospeso puro” Domenico De Masi, professore di Sociologia del lavoro alla Sapienza di Roma: “Credo sia una spia del passaggio dall’ideologia liberale, basata sull’egoismo, alla solidarietà per superare le sperequazioni di ricchezza: si sta affermando una visione incentrata sul dono anziché sulla competitività”.
In 23 ristoranti della città sono state raccolte offerte, poi convertite in buoni-pasto. Il progetto è proseguito e nel 2016 sono stati assegnati quattromila ticket per un totale di ventimila euro. A beneficiarne ogni giorno, per periodi da 3 a 6 mesi, sono stati 77 disoccupati, impegnati in percorsi di riqualificazione professionale. C’è anche chi del “sospeso” ha fatto una filosofia: in un’enoteca del Pigneto, a Roma, lasciare uno scontrino in regalo è una forma di socialità, mentre l’associazione Salvamamme ha pensato al gelato, con quasi quattrocento gelaterie aderenti in tutto il Paese e ventimila coni distribuiti in due estati.
Ma la nuova frontiera è la cultura. Al Madre (Museo di Arte Contemporanea Donnaregina) di Napoli, da marzo a dicembre 2016, si potevano trovare “biglietti pagati”. Lo stesso al cinema Centrale di Milano e in 12 teatri di Palermo, dove si può regalare a prezzo ridotto l’ingresso a qualcun altro. Una sperimentazione lanciata anche al Teatro delle Muse di Roma, dove fino al 5 marzo si può usufruire di biglietti sospesi, con tanto di caffè offerto. Nei primi dieci giorni ne sono stati consegnati 21. E per sostenere l’editoria, ma anche per invogliare alla lettura, si è diffusa persino l’idea del “libro sospeso”: apripista tre librerie, una di Palermo, una di Polla (in provincia di Salerno) e una di Milano.